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"Un direttore per due Asl", alla RomaF nominato Riccioni

Camillo Riccioni nominato commissario della Asl Roma F. A nominarlo il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. Bianchini (Pd) polemizza

Dopo il Commissariamento della Asl Roma F, arriva anche il Commissario. Si chiama Camillo Riccioni. A nominarlo il presidente della Regione Lazio Renata Polverini. E già il nome fa discutere. Dopo le critiche di Fli, ora arrivano anche le polemiche da parte del consigliere provinciale Pd Paolo Bianchini.

"Ancora una volta la Polverini colpisce la sanità della Provincia. Dopo i tagli indiscriminati e insensati, chiusure di ospedali, riduzioni di fondi, blocco del turn over, la Presidente dimissionaria della Regione ci regala l'ennesimo atto di disprezzo e insensibilità, mandando a dirigere la Asl Roma F l'attuale Direttore della Asl Roma A di Roma, conferendogli, con un decreto, il dono dell'ubiquità amministrativa. Invece di consentire - aggiunge - all'attuale dirigenza di proseguire il lavoro avviato in questi tre anni e mai messo in discussione dall'attuale Presidente-Commissario anche in considerazione del brevissimo lasso di tempo che ci separa dalle elezioni, Polverini continua a considerare i cittadini della Provincia, e in particolare della Asl Roma F di serie B, non considerandoli degni nemmeno di avere un Direttore generale a tempo pieno". E ancora: "Una della aziende più complesse da gestire territorialmente e storicamente sottofinanziata subisce l'ennesimo affronto da parte di una Giunta Regionale il cui passaggio ha colpito senza alcun criterio tutti i servizi sanitari e sta continuando a fare danni. La Presidente - conclude Bianchini - dovrebbe limitarsi a indire le elezioni, invece, continua a dispensare nomine e denari pubblici".

E a proposito delle polemiche riguardo al nuovo commissario della Asl Roma F, Riccioni, se da una parte Bianchini ne critica il doppio incarico, fa discutere anche la "storia" che si lega a questo nome e alla Asl RomaA. Una storia che era stata raccontata dal Corriere della Sera già a ottobre parlando di "poltrone degli scandali". Con la presentazione di esposti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.

A essere contestata, ad esempio, la nomina fatta da Riccioni dell'avvocato penalista Luciano Crea, cognato dello stesso Riccioni. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera "per il sindacato dei dirigenti sanitari, Crea ha lavorato quotidianamente per 2 anni nella direzione della Asl, dalla fine del 2010 al settembre di quest'anno - si legge nell'articolo - esercitando senza alcun titolo funzioni istituzionali". E lo stesso Crea "è coinvolto nel processo che si sta svolgendo a piazzale Clodio sui falsi corsi di formazione della Regione Lazio, scandalo scoppiato all'epoca di Lady Asl (al secolo Anna Iannuzzi). Nello stesso procedimento è imputato anche l'ex assessore della giunta Storace e attuale deputato Pdl, Giorgio Simeoni". Accuse immediatamente rigettate da Riccioni che ha spiegato la situazione disastrosa che ha trovato alla sua nomina all'interno della Asl Roma A e risolta solo dopo aver "messo le persone giuste nei posti giusti". Persone di cui aveva detto, a ottobre, di fidarsi e che fornivano prestazioni gratuitamente.

E in uno degli esposti riportato dal Corriere della Sera, ci sarebbe anche il caso di un biologo, A.M.M. "assunto nel maggio scorso, dopo un concorso, con l'incarico di dirigente amministrativo" e che secondo il segretario nazionale della Fedir Sanità Antonio Travia, "non aveva i requisiti, mentre sono stati scartati altri partecipanti al concorso con laurea in Giurisprudenza e Economia e commercio, titolo di avvocato e commercialista e docenza universitaria di management sanitario".

Altro incarico "sospetto" riportato sul quotidiano nazionale sarebbe legato a quello deliberato il 16 marzo scorso da Riccioni che ha "nominato in una struttura complessa amministrativa, P.T. che da segretaria è diventata dirigente nello stesso ufficio dove lavorava. Ma la candidata - si legge - non ha mai svolto funzioni dirigenziali, né aveva anzianità per ricoprire quell'incarico". Un altro esposto poi sarebbe arrivato alla Procura per un "appalto per l'assistenza domiciliare: il vecchio contratto aveva un costo di 2 milioni e 200 mila euro. I costi del nuovo appalto, però, sono triplicati pur rimanendo costanti i servizi, il numero di prestazioni e di malati seguiti".

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