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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tagli all'istruzione, gli studenti scendono in strada

In 1.500 tra studenti, genitori e docenti sono scesi in strada per protestare contro il decreto Aprea e i tagli all'istruzione. Domani la mobilitazione nazionale a Roma

"Tutti insieme famo paura". È questo lo slogan che questa mattina ha svegliato tutta Civitavecchia. Da una parte ancora l'occupazione delle scuole (Guglielmotti, Calamatta e Baccelli". Dall'altra il corteo. In 1.500 tra studenti, genitori e docenti sono scesi in strada inondando la città. Striscioni, cartelli, canti e balli. E così tutta la città ha potuto assistere alla rabbia che esplode.

Sono partiti questa mattina dall'istituto alberghiero, dove si sono dati appuntamento. Da qui in un corteo ordinato hanno raggiunto a piedi palazzo del Pincio. Il motivo è sempre lo stesso. Unico per tutti. I tagli all'istruzione che il Governo Monti vuole apportare. E con i tagli anche la privatizzazione delle scuole. E gli studenti non ci stanno. Lo hanno detto ieri in assemblea all'aula Pucci e lo hanno ripetuto questa mattina davanti a palazzo del Pincio dove ad attenderli c'erano le istituzioni. Qui a uno a uno hanno preso la parola. Dai rappresentanti degli istituti, ai genitori, agli amministratori locali. E saranno proprio questi ultimi a mettere a loro disposizione gli autobus necessari per raggiungere la Capitale, dove domani i tanti civitavecchiesi si uniranno ai loro "colleghi" provenienti da tutta Italia. Partenza alle 8 dal liceo classico. Da qui via verso la Capitale dove il corteo partirà alle 10 da piazza della Repubblica per arrivare a piazza Venezia così da continuare a manifestare il proprio dissenso davanti ai palazzi del potere.

Tagli all'istruzione, studenti in protesta

E la protesta ha raggiunto anche la vicina città del comprensorio. Ladispoli.  Qui a scendere in piazza sono stati gli studenti dell'istituto Pertini. "Gli studenti sono assenti". E a giustificare la loro assenza dalle aule rimaste completamente vuote, i docenti che insieme a loro hanno invitato la città a muovere in protesta con loro. Dal Pertini a piazza Rossellini per poi giungere al Comune. Anche qui le istituzioni locali hanno accolto i ragazzi sostenendoli in questa dura battaglia. Una battaglia che si vuole vincere a tutti i costi. Ne vale il loro futuro. E sopratutto quei corsi aggiuntivi, fatti anche di visite guidate e gite di istruzione che i lavoratori del Pertini (docenti e non) hanno deciso di sospendere in segno di protesta all'articolo 3 della legge di stabilità 2013.

"L’articolo in questione aumenta di un terzo l’orario di lavoro dei docenti a parità di salario. Si tratta - scrivono in una lettera -nel metodo e nel merito di un provvedimento sbagliato e iniquo. Nel metodo perché, in assoluto spregio al diritto e alla Costituzione della Repubblica, si interviene su una materia che è regolata da contratti. Ma il provvedimento è anche sbagliato nel merito. Chiunque operi nella scuola sa bene che le ore di lezione frontali sono soltanto una parte dell’attività di un docente. L’aumento dell’orario di lavoro si tradurrà in un numero maggiore di classi per docente, il che tenderà a indebolire l’aspetto relazionale della didattica, ad allontanarla dalle esigenze e dai bisogni dello studente. L’effetto di questo provvedimento sarà devastante in termini sociali: se l’orario aumenterà di un terzo, una cattedra su quattro sarà assorbita da chi già lavora; dopo la soppressione di 87 mila cattedre con la riforma Gelmini, dopo il blocco dei contratti di lavoro, scaduti da anni, è la scuola a pagare la crisi. A perdere il lavoro saranno quei giovani docenti, che il Ministro dice di voler tutelare: un massacro generazionale e sociale; i giovani insegnanti, che lavorano da anni come supplenti e assicurano il regolare andamento dell’anno scolastico, vengono tagliati come rami secchi. Non c’è soltanto il mancato riconoscimento del nostro ruolo; c’è anche un profondo disprezzo per il lavoro in quanto tale. Inoltre i lavoratori del Liceo Scientifico Pertini di Ladispoli dicono No al DDL 953 che elimina la rappresentanza democratica nelle scuole, gli organi collegiali, stabilendo così l’aziendalizzazione della scuola pubblica.
E’ per questi motivi che i lavoratori del Liceo Scientifico Sandro Pertini di Ladispoli decidono di sospendere tutte le attività aggiuntive date finora per scontate: i coordinatori di classe, il registro elettronico, i viaggi di istruzione, le visite guidate, i corsi di recupero, gli sportelli didattici, i progetti, le funzioni strumentali. È in gioco la dignità dell’insegnante, la civiltà del lavoro, il bene comune della scuola e il ruolo della cultura nella società".

Gli stessi motivi che hanno portato i docenti civitavecchiesi a correggere i compiti in classe al Pincio.

E la protesta è proseguita anche nel pomeriggio all'aula Pucci, dove i ragazzi si sono riuniti ancora una volta in assemblea per affrontare punto per punto quanto previsto dalla legge di stabilità. Ancora una volta si torna a urlare no al decreto Aprea che "apre le porte della scuola pubblica ai privati". Così facendo si rischia di creare scuole di serie A e scuole di serie B. Tutto a seconda di quanti "finanziatori" privati ogni singola scuola riuscirà ad accaparrarsi.

Non è mancata nemmeno qualche polemica dal coloro politico da parte di qualche studente che durante il discorso agli studenti del primo cittadino ha colto l'occasione per rinfacciargli che proprio "il Pd ha sostenuto questo decreto". Polemica subito spenta da uno dei rappresentanti d'istituto. "Non siamo qui per puntare il dito contro nessuno, tantomeno per dire cosa non si è fatto. Oggi dobbiamo prendere atto che siamo qui. Ci stiamo muovendo tutti insieme per dire cosa vogliamo. È questo quello che deve contare".

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